Sodoma, un libro da leggere.

La Chiesa, il Vaticano, Apparenza, realtà, verità, menzogna. 
Quando ho cominciato a leggere questo libro ero molto scettico sul riuscire a finirlo, eppure nonostante il mattone di quasi 600 pagine, Sodoma è scorso veloce, catturando la mia attenzione già dalle prime pagine e restituendomela soltanto alla fine. 

Un mattone leggero, scritto bene, che scorre deciso come l’acqua di un torrente in primavera, carico della neve sciolta negli alpeggi, portando con sé centinaia di anni di deviazioni culturali. Nomi, interviste, vicende della Chiesa e del Vaticano che hanno sconvolto molti, ma che personalmente non mi hanno più di tanto meravigliato. 

Incentrato sulla possibile, più che possibile, omosessualità di diversi Cardinali, Vescovi e prelati dentro e fuori dalle mura vaticane, l’autore sicuramente di parte, è altrettanto sicuramente conoscitore di dinamiche e atteggiamenti che non possono mentire. 

Al di fuori degli intrighi, dei giochi di potere, degli aspetti psicologici e fisici, l’autore Frederic Martel attivista LGBT ma soprattutto scrittore e sociologo, se lo si legge senza pregiudizi, e un filo di apertura mentale, porta all’evidenza la cultura deviata di molti uomini della Chiesa di Roma. 

Una cultura deviata, non legata al loro orientamento sessuale, più che rispettabile e comunque umano, ma al loro mentire, a sé stessi prima che al messaggio di verità che dovrebbero trasmettere. 

Si dice che una bugia detta mille volte diventi una verità. 
La realtà dice che una bugia detta mille volte rimane una bugia. 

Martel, in modo obbiettivo, anche se crudo, arriva a scoprire quello che è purtroppo la caratteristica più atroce della religione cristiana. L’apparenza.  

Fai quel che vuoi l’importante è che non si sappia. 

Ipocrisia, quella che Papà Francesco ha da subito condannato e che vorrebbe estirpare. Un’ipocrisia che è insita dentro tutta la Chiesa, in modi più austeri ai piani alti, nascosti dentro le mura vaticane, o dietro ad una tonaca, bianca o nera che sia, in modo subdolo, più o meno inconsapevole, dentro alle parrocchie, dove più fai, più, magari, preghi, e più di sentirti vicino a Dio, ti senti come Dio. 

Giudicante, non giudicato, confessore, non confessato, onnipotente che dentro un campanile riesce ad ascoltare solo una sola campana su tre che stanno suonando. 
Un modo di vivere una fede che professa proprio il contrario. 

Questo libro spoglia la Chiesa da questa ipocrisia secolare che un solo Papa non potrà estirpare in breve tempo. 

È un libro da leggere soprattutto se credenti e praticanti, con il cuore sgombro e lo spirito libero, lasciando nel cassetto del comodino gli schemi preconfezionati di una religione che si è persa dentro la politica millenaria di Santa Romana ecclesia. 

Riuscire a finire questo libro è molto più semplice che iniziarlo, riuscire ad iniziarlo vuol dire essere portati automaticamente a finirlo. 

Ed ad ognuno è giusto lasciare la propria opinione, ed è tanto curioso, quanto bello, come la conclusione migliore l’abbia trovata, nella recensione a questo libro, Riccardo Maccioni su l’Avvenire, il giornale dei Vescovi italiani, che criticandolo, in modo oltremodo gentile rispetto ad altre testate spiccatamente politiche, chiude l’articolo in questo modo:

“Così, una volta chiuso il libro, ti viene voglia di dire “grazie”: a chi sa ancora alzare gli occhi al cielo, a chi pratica la carità, a chi consuma lacrime e ginocchia nel silenzio di una chiesa. Per trovare nella preghiera la forza di rendere migliore questo nostro povero mondo.”

E, aggiungo io, nella forza di una preghiera speriamo di trovare la via per estirpare questa triste e malefica ipocrisia. 

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