Chi mal Comincia...

E’ appena cominciata la stagione ciclistica, con le prime gare fuori Europa, al caldo dell’Australia, del Qatar e dell’Argentina. Poche indicazioni tecniche, ma qualche emozione, come la splendida volata vinta da Alberto Loddo su Boonen in Qatar, o la vittoria di Quinzato in Sud Africa. Presentate anche le squadre che prenderanno il via al Giro d’Italia 2008, con qualche sorpresa per le esclusioni di squadre come Astana, Acqua e Sapone, High Road e l’inserimento di una piccola squadra professional italo-svizzera la Ngc Medical OTC, formazione che non presenta atleti di grossa caratura, ma giovani con la voglia di diventarlo.
Vorrebbe essere l’anno del rilancio per il ciclismo, dopo i grossi scaldali degli scorsi anni. Ma già alla porta ne bussano altri. Sembra non esserci pace per questo sport, le cui gesta fanno innamorare tutti, esperti, neofiti, giovani, anziani.
La notizia della settimana è stata per i controlli a sorpresa effettuati alla Lampre, nel ritiro di San Vincenzo, vicino a Livorno. Non è una notizia di gran risalto, i controlli a sorpresa sono effettuati in tutti gli sport, sotto precisa indicazione della Wada (l’agenzia internazionale anti doping). Dovrebbero servire per controllare gli atleti, nel periodo di preparazione in vista della stagione, preparazione che negli anni passati avveniva anche tramite l’aiuto di medici e medicinali. Nel ciclismo, però, tutto questo fa notizia più che negli altri sport e basta un piccolo alito di vento per alzare il polverone.
Il polverone questa volta è alzato dalla Gazzetta, che dopo aver esaltato, anche troppo precocemente, Damiano Cunego, ora lo attacca per presunte voci, secondo le quali i controlli sarebbero stati richiesti da organi giudiziari. Si dice che la zona di San Vincenzo e le province di Pisa e Lucca, siano le preferite per i ritiri invernali delle squadre ciclistiche, perché vicine agli studi di dottori indagati in varie operazioni antidoping. Tra questi ci sarebbe un dottore menzionato nelle 6000 pagine dell’Operation Puerto, come contatto di Fuentes, e che annoverava tra i suoi clienti appunto Damiano Cunego.
I dottori del Coni si sarebbero presentati nell’albergo della squadra verso le 23, ma senza trovare nessuno dei corridori, i quali erano a cena fuori. Avvisati telefonicamente, vi hanno fatto ritorno dopo un’ora verso le 24 (la squadra sostiene anche prima) non poco arrabbiati. Esiste una regola, firmata, a mio avviso incoscientemente, da parte dei corridori, i quali devono dare la reperibilità ad ogni spostamento a UCI, Wada e al Coni. La cosa è stata fatta dalla Lampre e da tutti i corridori della squadra, ma nessuno aveva comunicato la cena fuori albergo. Non si sa bene, infatti, se anche questi piccoli spostamenti vadano comunicati oppure no. Secondo la Gazzetta andrebbero comunicati, e da qui la previsione di una squalifica di tre mesi, per Cunego e compagni, in particolare l’altro fuoriclasse della squadra, Alessandro Ballan.
Ma ci sono a mio avviso aspetti oscuri, mi sembra strano l’accanimento della rosea verso il fuoriclasse veronese così all’improvviso. Prima elogiato, lo si aspettava con grande trepidazione al via del Giro, ora invece così a secco viene paventata subito un’ipotesi di squalifica per quello che sembra essere solo un malinteso. Sabato, invece, in un piccolo trafiletto in chiusura di pagina, ma ben evidenziato in nero, si diceva che c’era grande attesa per l’esito degli esami di Cunego e Ballan, facendo aleggiare cosi il sospetto di una probabile positività dei due atleti.Non so se la Gazzetta ha fonti e notizie che non può ancora dare, certo è, che non fa il bene del ciclismo. Questo sentimento d’eterno sospetto, e questo pensiero che, sospettato è uguale a colpevole, sta distruggendo il ciclismo. E’ anche vero che i ciclisti non fanno niente per fermare questo degrado. I sospetti, purtroppo, sono molto spesso non solo tali e le regole imposte dalle autorità, sono accettate senza alcun dibattito o presa di posizione. Questa regola dell’eterna reperibilità degli atleti è una vergogna, limita la libertà personale dell’uomo e della famiglia dell’atleta e non fa altro che aumentare l’omertà di molti, che difendono dottori o presunti tali nelle loro attività. Non è così che si combatte il doping, con la repressione non si ottiene nulla, e la repressione della libertà è un atto molto grave. Bisogna responsabilizzare gli atleti e prima ancora gli uomini, che in fondo sono ragazzi e hanno tutto il tempo per imparare il valore di uno sport intriso di grandi valori, come il ciclismo. Che prima di tutto è uno sport sano come pochi altri, e uno sport sano non ha bisogno di medicine per essere praticato ma solo di passione e sacrificio.

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