
Manca poco ormai al termine della gravidanza di Sara, ormai ogni giorno potrebbe essere quello giusto. Non posso allontanarmi tanto da casa, ma un bel giro in bici con un po’ di sole (anche pochino rispetto alle previsioni), lo devo fare. Parto alle otto e mezza, compro il giornale, lo metto in buchetta e arrivo da Paolo alle nove esatte. C’è solo il dottore che però rinuncia alla mia compagnia, preferisce andare più piano.Aspetto 15 minuti, approfitto per due chiacchiere con Paolo e poi vado.
Difficile scegliere dove dirigersi, al massimo mi posso spostare di un’oretta,
… e forse è gia troppo.Mi dirigo allora verso Porretta, ho bisogno di pedalare su terreni nervosi, alzare un po’ il ritmo del cuore e la Porrettana è l’ideale. Prendo il primo strappo tra Borgonuovo e Sasso abbastanza allegro poi quando spiana rallento. Attraverso Sasso, la velocità è sempre tra i 30 e i 35 km/h, ma le gambe soffrono un po’. Prendo anche lo strappo della Lama di Reno allegro, ma non eccessivamente forte e uguale quello dell’incrocio di Panigale. Arrivo a Marzabotto, la discesa è veloce e mi posso lanciare sulla salita verso Misa. Qui vado a tutta, sempre sui pedali tranne un piccolo pezzo prima della statua d’ Apollo e poi rilancio. Arrivo in cima a Misa che ho il cuore in gola e comincio a scendere verso Pian di Venola. Affronto piano lo strappo prima di Sibano e anche la salita tra Sibano e Pioppe. Mi voglio tenere per il muro del centro di Pioppe di Salvaro, quel 14% fa sempre indurire le gambe in modo incredibile. Infatti, è così cerco di prenderlo, forte e fino a quasi alla fine ci riesco, ma a neanche 20 metri dallo scollinamento, mollo completamente e la velocità da 16 km/h finisce a 11 km/h.Continuo a salire piano verso il cimitero, dove mi fermo due minuti per un veloce saluto ai nonni. Poi scendo verso Vergato e ritorno sulla Porrettana dal Ponte del Diavolo. Torno indietro e a Sasso giro verso Mongardino. La condizione non è certo delle migliori e si vede, la fatica che faccio per salire è di quelle che non si dimenticano.Spero di ricordarmene e sorriderci su quando lo affronterò durante la Dieci Colli a velocità sicuramente superiore (almeno spero). Scendo a Calderino il contachilometri segna 67 km, due rapidi calcoli, se torno a casa adesso al massimo farò 80 chilometri ma ne voglio far di più. Prendo Via Landa e salgo Monte Maggiore. Se prima a Mongardino avevo fatto fatica, ora sto vincendo la forza di gravità. Salgo ai 9, 10 chilometri orari, le gambe si stanno crepando, la strada bagnata non mi permette neanche di salire sui pedali e l’unica volta che ci provo quasi finisco in testa coda. Riesco a finire lo stesso la salita e scendo velocemente verso Fagnano, da qui, giro a sinistra, nella stradina che porta ai piedi di Mongiorgio. Questa salita ora è per me impensabile, svolto a sinistra e torno verso Monteveglio; anche Zappolino dal versante più facile sembra una salita impossibile, per fortuna è corto e la discesa bella e veloce. Con non poca fatica ritorno a Ponte Ronca, il vento fortunatamente è a favore e mi spinge agevolmente a casa. Alla fine ho fatto 105 chilometri, una media di 28,34 km/h e due gambe che vorrebbero farmi il gesto dell’ombrello.
Difficile scegliere dove dirigersi, al massimo mi posso spostare di un’oretta,
… e forse è gia troppo.Mi dirigo allora verso Porretta, ho bisogno di pedalare su terreni nervosi, alzare un po’ il ritmo del cuore e la Porrettana è l’ideale. Prendo il primo strappo tra Borgonuovo e Sasso abbastanza allegro poi quando spiana rallento. Attraverso Sasso, la velocità è sempre tra i 30 e i 35 km/h, ma le gambe soffrono un po’. Prendo anche lo strappo della Lama di Reno allegro, ma non eccessivamente forte e uguale quello dell’incrocio di Panigale. Arrivo a Marzabotto, la discesa è veloce e mi posso lanciare sulla salita verso Misa. Qui vado a tutta, sempre sui pedali tranne un piccolo pezzo prima della statua d’ Apollo e poi rilancio. Arrivo in cima a Misa che ho il cuore in gola e comincio a scendere verso Pian di Venola. Affronto piano lo strappo prima di Sibano e anche la salita tra Sibano e Pioppe. Mi voglio tenere per il muro del centro di Pioppe di Salvaro, quel 14% fa sempre indurire le gambe in modo incredibile. Infatti, è così cerco di prenderlo, forte e fino a quasi alla fine ci riesco, ma a neanche 20 metri dallo scollinamento, mollo completamente e la velocità da 16 km/h finisce a 11 km/h.Continuo a salire piano verso il cimitero, dove mi fermo due minuti per un veloce saluto ai nonni. Poi scendo verso Vergato e ritorno sulla Porrettana dal Ponte del Diavolo. Torno indietro e a Sasso giro verso Mongardino. La condizione non è certo delle migliori e si vede, la fatica che faccio per salire è di quelle che non si dimenticano.Spero di ricordarmene e sorriderci su quando lo affronterò durante la Dieci Colli a velocità sicuramente superiore (almeno spero). Scendo a Calderino il contachilometri segna 67 km, due rapidi calcoli, se torno a casa adesso al massimo farò 80 chilometri ma ne voglio far di più. Prendo Via Landa e salgo Monte Maggiore. Se prima a Mongardino avevo fatto fatica, ora sto vincendo la forza di gravità. Salgo ai 9, 10 chilometri orari, le gambe si stanno crepando, la strada bagnata non mi permette neanche di salire sui pedali e l’unica volta che ci provo quasi finisco in testa coda. Riesco a finire lo stesso la salita e scendo velocemente verso Fagnano, da qui, giro a sinistra, nella stradina che porta ai piedi di Mongiorgio. Questa salita ora è per me impensabile, svolto a sinistra e torno verso Monteveglio; anche Zappolino dal versante più facile sembra una salita impossibile, per fortuna è corto e la discesa bella e veloce. Con non poca fatica ritorno a Ponte Ronca, il vento fortunatamente è a favore e mi spinge agevolmente a casa. Alla fine ho fatto 105 chilometri, una media di 28,34 km/h e due gambe che vorrebbero farmi il gesto dell’ombrello.
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