Palazzo Albergati la Magnificenza di Zola Predosa

L’insistenza con cui Girolamo volle quei campi e quella strada per costruire la sua residenza di campagna, sono ancora simbolo di quanto queste terre siano tanto importanti, quanto belle. 
Tutta Italia ci passa di fianco e lo vede svettare in mezzo agli alberi e alla campagna. A destra andando verso il mare, a sinistra andando verso i monti dell’Appennino. Di notte il suo corpo centrale é illuminato a giorno da potenti fari, rendendolo maestoso come era stato pensato e progettato.
Lo si vede dalla Collina ergersi in mezzo ai campi, con una strada sterrata che dritta l’attraversa.
Tanto semplice fuori, quanto sfarzoso all’interno.
E così doveva essere, la “casa di campagna” di una delle famiglie più famose e potenti di Bologna, gli Albergati. Palazzo Albergati é il simbolo di Zola Predosa, un simbolo ora chiuso tra due autostrade, (tra poco forse tre) e il cemento della cittá che si estende fino a pochi passi da lui, ma che nonostante questo non ha perso la propria magnificenza, che con la sua storia centenaria ci parla di Bologna e di Zola.
Visitarla in una bella Domenica d’Ottobre, dopo aver deliziato le squisitezze dell’ottimo brunch servito da La Tavola della Signoria, è entrare in un’altra epoca, assaporare la nostra storia, vivere quello che la nostra terra ha vissuto nei secoli scorsi.
Il parco, davanti a quello che ora é l’ingresso principale, è circondato da una strada circolare, difesa da leoni e da statue in pietra, a dar il benvenuto ai numerosi ospiti.
L’entrata principale, in realtá, era quella che ora è il retro. Via Pepoli è tra le vie, se non la via, più bella di Zola. Un chilometro di lunghezza che guarda verso l’Appennino,ancora sterrata, punta dritto al Palazzo che diventa sempre più grande man mano che ci si avvicina. Ora la strada gira verso Via Masini e per il Palazzo é chiusa dal vecchio cancello in ferro, ma una volta continuava fin dentro all’atrio, consentendo lo scarico dei passeggeri a cavallo, o delle merci da scaricare dalle carrozze, al coperto dalle intemperie, dal freddo invernale o dal caldo estivo.
Salendo la scala alcune incisioni ricordano quanti grandi personaggi hanno soggiornato nel palazzo. Goldoni ospite fisso degli Albergati, si pensa abbia scritto, almeno in parte, la sua più importante opera, La Locandiera, all’interno del Palazzo.
Anche Napoleone soggiornò a Palazzo, un breve periodo che bastò a farlo innamorare di questa tenuta e del suo territorio. Progettò il Parco e alcune carte sono rimaste a testimonanzia di quanta importanza dava, Napoleone, a Palazzo Albergati, la sua Reggia italiana.
Per poter costruire fontane e giochi d’acqua in tutta la tenuta avrebbe deviato il corso del fiume, ma purtroppo il tempo e il successivo esilio impedirono a Bonaparte di fare tutto ciò. Se avesse portato a termine il suo progetto, avrebbe cambiato la storia di Zola Predosa e probabilmente, anche il tessuto urbano di Bologna nei secoli a venire, fino ad oggi.
All’interno delle sale gli affresci sono perfettamente conservati e le poche crepe sono comparse solo dopo i terremoti del 2012.
Le varie stanze si girano con piacere, ma é quando si arriva al centro del Palazzo che si rimane a bocca aperta e con il cuore colmo di emozione.
Il corpo centrale che si vede dall’esterno non é altro che il salone delle feste.
Dal primo piano si innalza fino al soffitto, adornato da un immenso orologio, ogni piano a salire si affaccia sul salone stesso, mentre due balconi esterni guardano il parco, un tempo completamente coltivato e dove ancora si fa crescere il grano come una volta.
Quando Girolamo Albergati chiese di comprare i terreni alla famiglia Magnani, (la cui villa é ancora abitata e si trova poco dopo la Chiesa di Tombe per arrivare a Lavino), il Signor Magnani tentennò un pochino. Dovette cedere perché Albergati insistette parecchio e quando comprò dichiarò a Magnani che avrebbe costruito il salone grande quanto la sua casa. Sembra che al millimetro, Albergati, abbia compiuto la provocazione dichiarata.
Immaginare di danzare in una serata di gala dopo una bella cena o partecipare ad una messa nella cappellina adiacente, mentre fuori le cicale cantano e le stelle cadono, é immediato e quasi magico.
Ma la magia non finisce mai dentro al Palazzo e scendendo nelle cucine, con il grande camino acceso ad arrostire splendidi marroni e a scaldare dall’umido della campagna, si possono immaginare le tavole imbandite di un normale pranzo della famiglia.
Un tavolo immenso costruito direttamente dentro alla stanza e che da li non si può muovere, a meno che non si abbatta un muro per farlo uscire.
Un tavolo che sarà stato sempre ben fornito di vino, preso dalle cantine dove sono ancora presenti le botti in legno e le attrezzatture dell’epoca. Non vi é odore dentro le cantine ma se si provano a chiudere gli occhi si comincia lo stesso a sentire il mosto appena premuto nei grandi tini e passi discreti che vanno a recuperare bottiglie di Pignoletto pronto da servire in tavola.
Lasciare Palazzo Albergati alle spalle, passeggiando per Via Pepoli, voltarsi e vederlo nella sua magnificenza mentre il sole tramonta dietro i colli tra Bologna e Modena, è emozione ed orgoglio messi insieme.
Io sono di Zola Predosa, il paese di Palazzo Albergati.



Tutte Le foto di Palazzo Albergati
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