San Galgano e la spada nella roccia.

Così all'improvviso, quattro mura altissime, senza un tetto, che si innalzano in mezzo ad un campo alla fine di un viale di cipressi e che ti attraggono verso di loro, come a chiamarti incessantemente a chiederti aiuto.

Mistico e affascinante, ti incammini, perché il richiamo è veramente irresistibile.

Un rudere. Così appare. Un rudere che ha viaggiato nel tempo, che è passato di mano in mano, che si è trasformato, tramutato da Abbazia a granaio, ed ora di nuovo in abbazia.

Un rudere dal fascino incredibile.

Ed è veramente incredibile come un edificio senza tetto, senza affreschi, senza statue o altre decorazioni, riesca a farsi attrarre, lasciandoti dentro una sensazione di magia, un'esplosione di spiritualità, che pochi altri luoghi al mondo sono riusciti a trasmetterti.

Svuotata dalla peste, mai più riutilizzata se non come granaio, i suoi archi ancora oggi continuano a sorreggere l'Abbazia di San Galgano e tutto il suo straordinario misticismo.

Non manca la magia neanche uscendo dall'Abbazia, la parete sul retro si erge imponente verso il cielo che spazzato da un vento gelido fa passare veloci nuvole sottili, veloci come il tempo che è passato attraverso le finestre sventrate e le porte divelte.

Rimani ad ammirare queste pietre ascoltandole solcate dall'aria e ti avvii verso l'uscita.

La magia non è ancora finita.

Lassù sulla collina, sulla terra di MonteSiepe vi è la rotonda di San Galgano e la spada che Galgano conficcò nella roccia, in segno di rinuncia alla ricchezza, in segno di pace e redenzione.

Le favole esistono veramente.

Usciamo dalla favole senza non prima voltarci ancora verso l’Abbazia. È là in mezzo al campo, ferita e per questo ancor più maestosa.

Bella, ce ne andiamo con il cuore pieno di pace e una spada conficcata dentro esso.

Commenti

Post popolari in questo blog

I due bacini

Sodoma, un libro da leggere.

Compleanno in Quarantena.