Il vecchio del Baseball
Si sedette sui vecchi gradoni del Leoni. Erano da poco passate le 18 e stava aspettando che suo nipote uscisse dall’allenamento dentro al pallone.
Nonostante fossimo in pieno inverno era stata una giornata calda, e con il sole ormai tramontato la nebbia cominciava ad avvolgere tutto intorno a sé.
Il vecchio guardava fisso il campo e intanto sentiva la città andare verso la notte. Sui viali di Bologna le automobili sfrecciavano veloci, c’era chi andava verso casa, chi verso il centro, e dal Marconi il rombo degli aerei, in decollo e in atterraggio rimbombavano nell’aria fino lì al campo da Baseball.
Era buio e del campo si intravedevano solo le basi e i corridoi di terra rossa. Lui fissava il diamante come fosse un vero gioiello e ad un certo punto gli parve quasi che gli luccicasse davanti agli occhi.
Fu in quel momento che le luci del campo, all’improvviso, si accesero e in quello stesso istante tutti i rumori della città scomparvero e il diamante divenne come un’isola deserta dalla sabbia color ferro e dal mare cristallino.
Vide due ragazzi che correvano sul lato sinistro del campo chiacchierando e ridendo, mentre all’altezza del dug-out, tra la terza e la casa base, sentiva provenire un rumore sordo. Un lanciatore e un ricevitore si allenavamo intensamente, il braccio del lanciatore si alzava in aria per poi ricadere verso terra lanciando la pallina dritta e veloce nel guantone dell’amico. La guidava con gli occhi o forse erano gli occhi dell’amico che la prendevano per portarla a casa. Non pronunciarono una parola, eppure il vecchio sentiva quello che si dicevano guardandosi negli occhi. Dritta, veloce, curva, alta, bassa, il lancio e l’impatto della pallina nel guantone e il rumore si trasformò in musica, ritmata dal cuore del vecchio che cominciò a sentire quell’impatto battere dentro di lui.
Si senti chiamare, si voltò un solo istante e vide il nipote lanciargli la pallina. Con un movimento veloce il vecchio afferrò la pallina al volo e sorpreso per la prontezza e per il gesto compiuto la cominciò a fissare, accarezzando con un dito le cuciture e portandola delicatamente sotto le narici per sentirne l’odore. Alla presa il nipote gli urlò un potente Out e il vecchio si mise a ridere.
Non aveva mai seguito il baseball, non lo aveva neanche mai considerato, ma gli ci volle solo una sera magica per farglielo entrare nelle vene facendogli battere forte il cuore.
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