Segreti dell'Appennino.
Si scende fin sul torrente, la Zafira passa a stento tra la stretta via di Case Roversi mentre il Randaragna scorre allegro, ravvivato dalle pioggie dei giorni scorsi. L'acqua salta dalla cascata per poi ributtarsi nel letto e saltare nuovamente poco dopo il ponte.
La strada comincia a salire e per qualche chilometro non smette piú di farlo.
Pendenze elevate, tornanti secchi su una striscia d'asfalto larga quanto l'automobile che di tanto in tanto sparisce, coperta da un tappeto di foglie e ricci, caduti da poco dagli alberi.
Anziani mai stanchi, immersi nel sottobosco trascinano sacchi di juta ricolmi di stupende castagne da anni mai così grandi.
Carlo me lo aveva detto, tieni sempre la sinistra, (mai avrebbe preso casa a destra), e arriverai diretto.
Quando la strada smette di salire diventa sterrata, ai lati il bosco da una parte e roccia viva dall'altra, su cui scorre incessante acqua pura. La foresta si fa sempre più fitta, parcheggiamo la macchina sotto un enorme castagno e ci incamminiamo a piedi. Pochi passi e tra gli alberi comincia a filtrare qualche raggio di sole, aprendo la vista alle prime case del borgo. Un bivio e come consigliato da Carlo andiamo a sinistra.
Case Trogoni é un piccolissimo borgo a quasi 1000 metri d'altezza sull'Appennino Bolognese, a pochi passi la Toscana, basta infatti passeggiare nel bosco per ritrovarsi in Provincia di Pistoia.
La Sinistra ci porta nel cortile del Borgo, una fontana al centro, antiche case in sasso, alcune abbandonate, altre intonacate da sgargianti colori.
Ad accoglierci tre gattini e la loro mamma. Non si lasciano avvicinare ed insieme scappano verso il bosco. Tranne uno. Ci guida verso il sentiero segnato dal Cai e si ferma esattamente sotto una maestá, una Madonnina che da lontano sembra guardare il cucciolino e sorridergli.
Il gattino ci guarda e scappa all'interno di una fessura nel muro della casa osservandoci impaurito.
Proseguiamo lungo il sentiero tra le case in sasso e muretti a secco. Recinti arrugginiti di vecchi pollai salgono lungo la montagna, il borgo si allontana, con lui il segnale Cai, ma continuiamo a salire attirati da un'inspiegabile curiosità.
Un pianoro si stende all'improssivo tra due vecchi e immensi castagni, al fianco una panchina e al centro d'essi una croce in legno, meta di pellegrini e fedeli che seduti riposano e poi ripartono verso le proprie vite.
Riscendiamo il sentiero che entra di nuovo in paese passando dentro un vecchio fienile ora diroccato e imboccando un vialetto circondato da splendide ortensie ormai al tramonto della loro stagione ma ancora rigogliose e colorate.
Non é difficile trovare la casa di Carlo.
Carlo é Carlo Soricelli, ex operaio in pensione con l'anima "rossa" e la vena d'artista ormai affermato, attento e battagliero a chi nel lavoro ha trovato la fine.
Un angelo operaio curioso scruta alla finestra cosa succede in casa, mentre all'ingresso un Cavaliere Trogonese e un topone di cemento con il manto di piastrelle, fanno gli onori di casa.
Carlo non c'é, la porta é chiusa ma la casa é abitata dalle sue opere, le quali negli anni hanno parlato a tanti della difficile convivenza dell'uomo con il lavoro.
Ora sono qui, in un posto che per molti è fuori dal mondo. Senza asfalto, linea del cellulare, negozi nella vicinanze.
Un posto che invece anni fa era il mondo. C'era tutto l'essenziale. Terra da coltivare, alberi da frutto, cacciagione, acqua a volontà. Dove la guerra non era riuscita ad arrivare, seppur per poco, ospitando molti cittadini scappati dalle bombe.
Usciamo dal borgo raccogliendo ancora qualche castagna davanti ad un'imponente quanto bella casa in sasso.
É ormai Domenica sera, lasciamo Casa Trogoni per tornare all'auto e avviarci verso un sempre scomodo e malinconico Lunedì.
La Zafira scende verso il Randaragna, che scorre verso il Reno e verso quella frenesia che fa di luoghi come Case Trogoni posti segreti ed incantati, da conservare, non solo nella memoria.
http://case-trogoni.webnode.it/
http://museosoricelli.blogspot.com/
Foto su Flickr, Enrico Pasini.
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